domenica 1 febbraio 2009

LA FILOSOFIA E LA CULTURA NEL MONDO ODIERNO

INCONTRO:

Pop Filosofie, Pop Culture
"LOST DAY."
Sala del Minor Consiglio
31 gennaio 2009, ore 17.00

La giornata genovese cupa, decisamente "out" e uggiosa che si prestava davanti a me era veramente sgradevole e la superficie della strada intrisa come una spugna d'acqua, non provocava buoni propositi dentro di me per la prosecuzione giornata.
Tutto d'un tratto però distogliendo il pensiero da quel paesaggio desolante e nello stesso tempo cosi naturale e quindi affascinante, pensai che tra poco mi sarei recato al Palazzo Ducale per ascoltare una rassegna di incontri denominati "Pop Filosofie, Pop Culture" in particolare oggi stesso si trattava il tema del noto telefilm Lost. Gli ospiti illustri della serata genovese sarebbero stati : il noto sceneggiatore della serie Craig Wright e Carlo Freccero noto uomo di spettacolo e di cultura.

Giunti nel meraviglioso palazzo in cui un tempo risiedeva il Doge, un breve ma cruciale filmato estrapolato magistralmente dalla serie televisiva, ci trasporta per un istante nell'isola, dove i principali protagonisti di Lost, sono ripresi bruscamente in un emozionante scena all'interno di un bunker tetro e claustrofobico, posto nelle profondità della giungla(allegoria della profondità della coscienza) dove risiede un computer-deus ex machina che deve essere sostanzialmente vigilato attraverso freddi e incomprensibili numeri, scoperti per caso in questo mondo surreale attraverso simboli o immagini recondite , i quali vengono opportunamente digitati da uno dei protagonisti in fretta e furia per prevenire il peggio.

Tutto per impedire la distruzione di questo luogo scandito dal tempo che scorre inesorabilmente.
Un solo tasto separa la salvezza seppur precaria, dall'incognita mostruosa e agghiacciante: cosa porterebbe l'azione o la sua mancata esecuzione? alla morte, alla libertà? Dilemmi di questi naufraghi che sfiorano la vita e la morte, tematiche importanti proposte da Lost,un telefilm americano che ha spopolato in tutti i continenti dove la sua particolarità di non accostarsi al solito “format” spara e uccidi, lo ha portato qui a Genova per essere discusso ed analizzato.


Apre il dibattito Carlo Freccero che intona un discorso molto chiaro e conciso.

Vi è una differenza sostanziale tra telefilm e telefilm, ci sono gli scacchi e la dama ammonisce Freccero, proponendo una piccola metafora, la dama costituita da pezzi numericamente e strutturalmente identici sono le serie televisive ovvie e qualunquiste dove esiste solo la mercificazione della televisione e niente più.

La trama di questi sceneggiati è spesso ovvia e scontata, nel panorama televisivo sono i più gettonati.

La dama al contrario, giuoco impegnativo a livello intellettuale costituito da pezzi differenti fra di loro rappresenta le serie tv particolari, dove la semplice fruizione non basta, serve eseguire un lavoro di creatività e di rielaborazione dove il fruitore rimane parte attiva ed elabora possibili spiegazioni che toccano un universo ricco di stimoli e creatività.

Uno di questi è sicuramente Lost che è quasi un allegoria alla vita comune di tutti noi dove

siamo tutti naufraghi nella giungla cittadina, ma Lost scende ancora più in profondità.

Freccero aggiunge come questa serie televisiva sia incentrata sulla biografia dei sui protagonisti che si intreccia e si scompone, perché è la loro storia personale a fare da padrona, simboli e allegorie dalla filosofia greca e contemporanea alla religione-mistica che fa parte di noi.

Incalza Craig Wright su questo punto e afferma che la religione qui è intesa non come devozione

ad una figura o ad un dio ma il sacro che alberga in noi, Lost è infondo una lotta che si presenta nelle viscere di noi stessi, nel nostro io.

Le allegorie e la filosofia che ha agganciato saldamente Freccero nel suo discorso piace a Wrigth, anche se ci ricorda che questo tipo di analisi appartiene un po' alla visione strettamente europeista , in particolare italiana, e lui preferisce riferirsi a contesti astratti svincolati dalla cultura vigente.

Le cosiddette avanguardie storiche sconosciute al grande pubblico, non per forza si devono rifare a questo modello di avanguardia vincolata ad una cerchia ristretta di intellettuali, ma nell'era post-pop art , l'avanguardia può, secondo Freccero, essere “pop” cioè essere conosciuta e fruita dal grande pubblico.

A questo punto la parola passa a Wrigth, un uomo che ha saputo trarre il meglio dalla sua triste giovinezza fatta di mali e sofferenze, un incidente da piccolo è stata la germinazione della sua personale creatività, la madre alcolista muore presto e suo padre poco attento alle sue istanze, ai suoi bisogni di affetto, lo lascia alle cure della sua nuova moglie, a detta di Wrigth: “molto sgradevole d'aspetto che compensa il tutto con una smodata cultura”.

Saranno le sceneggiature teatrali le sue principali creazioni dall'adolescenza in poi.

Wrigth, ci racconta le sue disavventure in una modalità particolare, leggendo attraverso un foglio la sua biografia in un perfetto italiano e questo permette al pubblico un perfetto coinvolgimento bipolare: da una parte emotivo e dall'altra ilare.

Per Wrigth la sceneggiatura e il teatro in particolare deve cogliere la parte più isolata e virtuosa della coscienza umana, attraverso idee e visioni che possono aiutare l'uomo a migliorarsi sempre di più.

Nonostante la carriera televisiva per Wrigth il teatro resta e resterà la sua principale occupazione.

Le parole scorrono velocemente e il tempo per le domande sopraggiunge, un ragazzo domanta a Wrigth con un tono lamentoso ma retto il motivo per cui la serie si stia un pò allentando e Wrigth dopo un silenzio dovuto all'attenta traduzione , risponde affermando che i network televisivi cercano sempre di allungare i serial televisivi per motivi di lucro, a volte però questo è un male per l'opera d'arte, perchè nel momento in cui deve "morire" viene protratta la sua agonia snaturando il tutto, costringendo al ripetersi delle situazioni.

Aggiungo io, ora sappiamo perchè Wrigth predilige il teatro.

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